È assai difficile dire in poche righe, di mons. Pirone, tanto vasta e complessa è stata la sua attività pastorale, in oltre trent’anni di sacerdozio, tutti spesi, con incondizionata generosità e totale dedizione, nel servizio alla chiesa salernitana: da parroco (per oltre quindici anni in una importante e difficile parrocchia della immediata periferia orientale della città), da Rettore del Pontificio Seminario Regionale Pio XI, da docente di filosofia nei licei statali, infine da guida spirituale illuminata e amatissima dell’Azione Cattolica Diocesana, Mons. Pirone ha segnato profondamente – con la sua personalità e, soprattutto, con la quotidiana testimonianza di autentico sacerdote di Cristo, il cammino della Chiesa che è in Salerno. Chiunque sia venuto in contatto con lui e abbia beneficiato del dono della sua amicizia – prima di essere maestro, guida, testimone, egli sapeva innanzitutto camminare accanto a coloro che incontrava, riuscendo a trasmettere tutta la sua carica interiore e la ricchezza del suo insegnamento senza mai dare l’impressione di insegnare, senza mai schivare la complessità dell’esistenza umana – chiunque sia venuto in contatto con lui non potrà dimenticarne il volto sempre atteggia al sorriso, espressione di un animo sereno, di un equilibrio profondo che doveva essere una faticosa conquista, la pacatezza del discorso non disgiunta – quando fosse necessario – da una virile e sofferta fermezza, che solo l’uomo di fede autentica può consentirsi.
Si sperimenta davvero – in circostanze come questa – l’inadeguatezza insuperabile delle nostre povere parole: di fronte a una vita ed a una morte come quelle di Don Giovanni forse verrebbe piuttosto un silenzio orante e riconoscente che parole che non l’elogio delle commemorazioni. E tuttavia, come Presidente diocesano dell’Azione Cattolica, avendo condiviso con lui assai da vicino l’estrema stagione del suo itinerario terreno quando – oramai irrimediabilmente minato dal male – egli ancora continuava la sua fatica di sempre, talvolta dissimulando a se stesso e a noi l’incalzare delle sofferenze fisiche, credo di dovergli questa breve nota con l’animo di chi scioglie un voto: un voto di gratitudine, da laico credente, soprattutto per quello che egli ha significato-nella nostra Chiesa salernitana e nell’A.C. in particolare per la promozione del laicato, di un laicato adulto, maturo, responsabile, come lo aveva voluto il Concilio e come egli si è sempre adoperato che fosse, nell’amore bruciante del Cristo e dell’uomo, particolarmente di quello più dimenticato e sofferente. Uno degli impegni sicuramente più difficili ma più meritori di Don Giovanni fu speso – non certo per una scelta casuale – in favore dei tossicodipendenti, per i quali dette vita, nei suoi ultimi anni, insieme con altri amici, all’associazione «La Tenda» e fondò tre centri, articolati secondo il «progetto uomo» del Ce.I.S.: vi profuse tutte le sue energie ed anche tutta la sua competenza di studioso attento ed intelligente di tutte le problematiche sociali. In lui infatti l’opera pastorale insonne e multiforme non si dissociò mai, non soltanto da una edificante e ricchissima vita interiore mai incline peraltro a tentazioni intimistiche-ma neanche da un impegno esigente di penetrante attenzione e comprensione della complessità della condizione dell’uomo e della società di questo tempo; un impegno che tra l’altro gli consenti – nel 1984 – di pubblicare un bel volume, «La famiglia alternativa di se stessa»: un saggio sulla sociologia della famiglia con particolare riferimento alla realtà del Mezzogiorno in tutto l’arco degli anni Settanta.
Numerosissime furono le iniziative delle quali egli si fece animatore, oltre alle quale ho appena accennato: certamente non mancheranno le sedi e il modo opportuni per ricordarle, così come, soprattutto, ci saranno le occasioni per conoscere questa figura di prete a chi non ha potuto conoscerla in vita. Per quanto ci riguarda, ora che Don Giovanni non è più in mezzo a noi, sappiamo, nella fede, che la nostra consuetudine con lui non è interrotta: e sappiamo anche che la sua lezione continuerà a interpellarci, perché uomini e sacerdoti come lui non possono essere passati inutilmente.
Pasquale Andria
Mons. Pirone Giovanni, nacque ad Avellino il 18-4-1931; compi i suoi studi a Salerno presso il Seminario Diocesano e il Seminario Regionale. Fu ordinato sacerdote il 25 ottobre 1953. Da un mese era prefetto d’ordine nel Seminario Diocesano; il 1° settembre 1955 fu nominato Vicario Economo di Santa Croce al Torrione, e 1° luglio dell’anno seguente fu nominato parroco della medesima parrocchia. Nel settembre 1972 fu nominato rettore del Seminario Regionale e l’anno successivo Cappellano di S.S. Dal novembre 1975 era canonico cantore di Acerno. In questo stesso periodo fu anche Direttore del Consiglio di Presidenza del Consiglio Pastorale diocesano. Dal 1976 era assistente unitario diocesano dell’Azione Cattolica.
Dal 1978 fu assistente ecclesiastico de «La Tenda», Centro di Solidarietà del Comitato Diocesano per la Vita, dal 1978 Presidente del Programma «Progetto Uomo» per il recupero dei Tossicodipendenti e dal 1986 Direttore di «Casa Betania», Centro di Accoglienza per ragazze madri.
Si laureò in scienze politiche presso l’Università di Napoli nel 1969, nel 1972 consegui la specializzazione in sociologia presso la Libera Università Internazionale di Scienze Sociali di Roma, nel 1973 l’abilitazione all’insegnamento di scienze umane e storia, nel 1987 la licenza in teologia e pastorale presso la PUL di Roma.
Nel 1974 pubblicò «la Famiglia alternativa di se stessa», presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose, presso il quale dal 1976 ha insegnato sociologia della religione, della famiglia e Teologia pastorale, e nel volume «Charitas in veritate» un lungo articolo: «Non siamo del mondo ma siamo nel mondo: le nuove vie della pastorale», oltre a vari articoli presso giornali e riviste.