Nato a Lancusi il 27-6-1940, dopo gli studi liceali entrò in Seminario e, compiuto il corso di teologia, passò al Seminario di Verona per prepararsi all’apostolato missionario in Brasile.
Il 3 luglio 1966 fu ordinato sacerdote da S.S. Paolo VI nella Basilica Vaticana e gli fu affidata la cura pastorale delle due parrocchie di Carpineto, distinguendosi per lo zelo apostolico e l’entusiasmo sacerdotale.
Il suo pensiero e desiderio però era sempre quello di partire per le zone povere del Brasile, dove finalmente il 25 gennaio 1968 poté recarsi col permesso di S.E. Mons. Moscato. Venne destinato alla diocesi di Viana nello Stato del Maragnon.
Dopo cinque anni di intenso apostolato, ritornò in diocesi per un periodo di riposo che destinò all’animazione missionaria in parrocchia e nella zona.
Godeva nel raccontare le sue esperienze missionarie e la disponibilità di quelle popolazioni ad accettare la predicazione evangelica.
Il 23 gennaio 1974 riparti per il Brasile; chiese ed ottenne di passare nello Stato dell’Amazzonia, nella diocesi di Acre, e fu di fatti destinato alla parrocchia di Boca do Acre. Il motivo della richiesta fu quello di potersi dedicare all’apostolato tra gli Indios, emarginati completamente dalla vita sociale.
Nel breve tempo di permanenza in quella zona raccolse molti frutti spirituali e pose le premesse per un apostolato efficace.
Purtroppo il 15 maggio, alle ore 18, al ritorno da una celebrazione battesimale, la canoa sulla quale viaggiava, fu travolta dalle acque vorticose del fiume Acre proprio dinanzi alla missione e il suo corpo non è stato più ritrovato.
Il Signore volle così il sacrificio completo di questo missionario, che resterà nella storia religiosa della nostra Archidiocesi, come una gloria ed un esempio di dedizione sacerdotale.
Il Presidente della Commissione Episcopale della CEI per la Cooperazione tra le Chiese, S.E. Mons. Ferdinando Maggioni, ha scritto a Mons. Arcivescovo:
«A nome della Commissione Episcopale per la Cooperazione fra le Chiese e mio personale esprimo a Vostra Eccellenza e a tutta l’Archidiocesi Salernitana la partecipazione più viva al lutto per la scomparsa di don Alfonso De Caro e assicuro la preghiera di suffragio mia e degli altri Vescovi componenti la Commissione… Il sacrificio di don Alfonso De Caro si traduca in benedizione per la Chiesa Brasiliana che generosamente serviva, e per la Chiesa Salernitana, che l’aveva preparato alla donazione sacerdotale. Le chiedo il favore di farsi interprete delle mie più sentite condoglianze presso i familiari del compianto sacerdote». Ad esse si uniscono quelle di tutta la Comunità diocesana raccolta nella preghiera di suffragio e di conforto nella certezza che il Signore, accogliendo il generoso sacrificio di don Alfonso, gli ha già spalancato le porte del Regno.
Mentre andavamo in macchina è giunta a Mons. Arcivescovo la parte di S.E. Mons. Moacyr Grechi Vescovo della Prelazia di Acre e Purus, la lettera che pubblichiamo
«Carissimo Monsignor Gaetano, passati alcuni giorni dal triste avvenimento che ci ha portato da questa vita il nostro fratello Padre Alfonso De Caro, ora Le posso scrivere raccontandoLe come è successo il fatto.
P. Alfonso De Caro stava tornando a casa dopo aver visitato una comunità di Base, dove aveva celebrato la Messa e visitato alcuni ammalati. Nel bel mezzo del fiume, in un punto pericoloso, perché ivi si incontrano le acque del fiume Acre con le acque del fiume Purus, l’imbarcazione si è travolta. Insieme al P. Alfonso c’era anche un giovane, che però si è salvato perché sapeva nuotare bene. Quando il giovane, nuotando, stava arrivando alla riva del fiume, lui credeva che il P. Alfonso fosse dietro a lui. Ma il P. Alfonso non sapeva nuotare. Le acque lo hanno inghiottito. Appena mi è giunta la notizia, mi sono recato a Boca do Acre (Amazonas) e insieme al popolo abbiamo fatto tutto il possibile per trovare il suo corpo. Mi diceva una signora anziana che abita li vicino da molti anni, che più di 30 persone sono morte annegate in quel punto del fiume e nessun corpo è stato mai trovato. Ci sono lì migliaia e migliaia di pesci carnivori di ogni qualità. Siamo riusciti a trovare solamente l’imbarcazione e altre cose che il P. Alfonso portava con sé.
A Boca do Acre mi sono recato nella stanza del Padre Alfonso per trovare documenti ed indirizzi. Mi ha vivamente impressionato la sua povertà: una piccola valigia con poca roba già usata un vecchio rasoio, alcuni fogli scritti, fotografie della famiglia e dei suoi viaggi e… più niente.
Ci creda, Monsignore, la morte del Padre Alfonso è stata una grande perdita per tutti noi. Avevamo in lui un vero fratello, un uomo di grande spirito di povertà e di amore verso gli «indios» e gli emarginati della nostra Missione, un uomo che in dieci mesi era riuscito a visitare tutti i fiumi, le strade della sua parrocchia, un uomo che ha portato fino alle ultime conseguenze la causa degli «indios» e degli emarginati. Era ben voluto da tutti tranne da alcuni che vedevano in lui, nel suo atteggiamento e nelle sue parole un ostacolo alle loro attività capitalistiche in scapito dei poveri. È stato da questi calunniato, umiliato, perseguitato. Ma lui ha sopportato tutto e non ha mai avuto atteggiamenti di vendetta, fedele sempre agli orientamenti pastorali della nostra Chiesa.
Tutta la Chiesa dell’Acre e Purus ha sentito profondamente la morte del P. Alfonso. I padri di Rio Branco si sono riuniti nella Cattedrale insieme al popolo per pregare per lui e per la sua famiglia. Là a Boca do Acre ho celebrato Messa col popolo. La chiesa era piena, perché gli volevano bene. Ho inviato a tutte le comunità di base e alle parrocchie della Prelatura una «comunicazione» che è stata letta in tutte le messe e riunioni di comunità nella domenica seguente.
Ecco, Monsignore, quello che avevo da riferirLe. Voglio anche, a nome di tutta la comunità cristiana di Boca do Acre e di tutti i padri, religiosi e laici della nostra Missione, ringraziarLa per la collaborazione che la sua diocesi ci ha dato tramite Padre Alfonso e Le assicuro che la sua morte, ma specialmente la sua vita, sarà sempre per noi un esempio da seguire nell’annuncio del Vangelo di Gesù Cristo, specialmente ai più poveri e emarginati della nostra Missione.
La prego di consegnare quest’altra lettera alla sua famiglia.
Grazie ancora, preghi per noi e per la nostra Chiesa. Tramite il P. Alfonso ci sentiremo sempre legati alla sua Diocesi.
Fratello nel Signore.
+ D. Moacyr Grechi – Vescovo Prelato