In gratam et veneratam memoriam

admodum Reverendi Domini Don CLAUDII CIPRIANI

Suae Sanctitatis Cappellani

Cathedralis Ecclesiae Casalensis in Monte Ferrato Canonici

eiusdemque Dioecesis Sacrarum Reliquiarum Custodis

(Casali in Monte Ferrato, 11 aprilis 1954 – 31 octobris 2023)

 

 

Apprendo con grande dolore, tuttavia mitigato dalla sicura speranza in Dio, ricco di misericordia per quelli che lo amano, della purtroppo non inattesa scomparsa di monsignor canonico Claudio Cipriani, del presbiterio di Casale Monferrato, avvenuta nel pomeriggio del 31 ottobre scorso, primi vespri della solennità di Tutti i Santi. Don Claudio, mio vecchio e affezionatissimo amico, è ritornato al Padre dopo lunga e devastante malattia, appena sessantanovenne. Nato a Casale Monferrato (AL) l’11 aprile 1954, era stato ordinato sacerdote il 23 giugno 1979. Tra i suoi incarichi pastorali, ultimamente svolgeva quello di  cappellano dell’Arciconfraternita dei Santi Pietro e Paolo, in Casale Monferrato, e con una delicatezza e carità che l’hanno reso caro a tutti, quello di  assistente ecclesiastico del Centro Volontari Sofferenza attivo nella sua diocesi. Nel 2001 è stato nominato canonico effettivo della cattedrale casalasca e nel 2020 Cappellano di Sua Santità, implicando così che il suo nome venisse insignito del titolo di “Monsignore”. Soprattutto, però, don Claudio è divenuto noto, si può dire in tutto il mondo, nel suo storico impegno di  Incaricato diocesano per la custodia e la concessione delle Sacre Reliquie, che svolgeva da trent’anni esatti con una competenza, una cura e uno zelo ineguagliabili.

Il nostro personale sodalizio risaliva proprio a questo periodo, gli ultimi anni Novanta del secolo scorso, quando fummo presentati, per motivi istituzionali, nei nostri reciproci ruoli di Custodi delle Reliquie delle rispettive diocesi: da quell’incontro nacque un rapporto solido e duraturo, costantemente alimentato dalle nostre comuni passioni per la storia dei santi e per lo studio e la conservazione delle loro reliquie. Don Cipriani, in questo campo, era assurto ad autorità indiscussa a livello internazionale, e con quella che non esito a definire una “amorosa caparbietà”, che lo ha contraddistinto sin dalla prima giovinezza, lungo tutta la sua vita era arrivato a raccogliere un numero di reliquie veramente sterminato, del quale tuttavia non ha mai mancato di redigere lo scrupoloso catalogo, cosicché nulla potesse andare perduto. Totalmente disinteressato, in questa sua “missione” ha profuso l’intero suo patrimonio personale, giungendo perfino a vendere la casa ereditata dai genitori, e tutti i suoi emolumenti a vario titolo percepiti, così da poter realizzare nel celebre Santuario della Madonna di Crea, in territorio della sua diocesi, una Cappella delle Reliquie talmente ricca e sontuosa da potersi validamente confrontare con qualsiasi altra consimile raccolta esistente in Italia o nel mondo. Si tratta di un luogo di devozione unico ma anche di un vero e proprio museo di primaria importanza, dal punto di vista storico e antropologico, e più specificamente merceologico, per la stupefacente quantità di straordinarie reliquie tessili, di grandi dimensioni e generalmente in ottimo stato di conservazione, provenienti dagli abiti o dagli oggetti d’uso dei santi, che lui ha saputo scovare in ogni parte del mondo – “opportune et importune”, verrebbe da dire – coprendo un arco cronologico che va dal medioevo all’età contemporanea. Tutte queste reliquie don Claudio non si è contentato di accumularle, ma di ognuna ha curato che fosse custodita con un decoro esteriore quantomeno assimilabile a un riflesso della vera gloria goduta dai santi in Paradiso: la Cappella delle Reliquie del Santuario di Crea, dalle pareti totalmente tappezzate di urne e cornici, è divenuta perciò un autentico tripudio di decori in filigrana di carta, che don Claudio ha, in parte, creato addirittura di persona, ma soprattutto fatto realizzare avvalendosi principalmente della collaborazione del miglior reliquiarista oggi in attività, il diacono Luciano Griggio, autentico maestro in questa difficile e ormai quasi estinta specialità dell’arte sacra. Sorrido sempre ripensando a quando don Claudio, tra il serio e il faceto, mi diceva del suo “radar” o “sesto senso” per le reliquie, che gli avrebbe consentito di scovarne i dimenticati depositi in curie o parrocchie, anche se si fossero trovati chiusi in armadi non più aperti da decenni. L’altra sua speciale abilità, in questo caso diplomatica, consisteva poi nel convincere i proprietari di queste reliquie a cedergliele di buon grado: ma chiunque, parlandogli e constatando il suo genuino entusiasmo a loro riguardo, avrebbe immediatamente capito che, ponendole nelle sue mani, le avrebbe affidate al più scrupoloso e amorevole dei custodi. Il caro don Claudio è passato da questo esilio terreno proprio nel giorno che avrebbe sicuramente preferito, nel giorno di Tutti i Santi; e mi piace immaginare che questo sia avvenuto non per caso, ma perché tutti i beati spiriti celesti, da lui sempre così tanto venerati e onorati, lo abbiano voluto partecipe della loro maggiore festa, accalcandosi, per accoglierlo tutti insieme, alle porte del cielo!

 

Mauro Dadea