Archivio Diocesano
Archivista: dott.ssa Anna Paola Potenza

mail: archivio@diocesisalerno.it
tel: 089 9951055

Aperto dal lunedì al giovedì dalle 8.30 alle 12.30.  


Archivio Diocesano di Campagna

Per eventuali visite o ricerche rivolgersi al direttore Sac. Alessandro Gallotti al numero 089 9951055

Gli Archivi Ecclesiastici nascono con la Comunità Cristiana, che avverte l’esigenza di conservare e custodire quanto merita di essere ricordato. I primi cristiani si adoperano a diffondere il Vangelo, s’impegnano ad organizzare i gruppi di fedeli, ma non sentono, impellente, il bisogno di consegnare allo scritto quanto vanno realizzando…mettendo così in difficoltà i posteri nel ricostruire il passato.

Quando viene costituita la prima Comunità Cristiana di Salerno? Cesare Baronio (1538-1607) negli “Annales” dice che furono martirizzati, sotto Diocleziano, nel 303, a Salerno, i Santi Fortunato, Caio ed Ante. Nel Martiriologio Romano, nel Codex Usuaridinus Vaticanus e in un Calendario Beneventano di Età Longobarda, si trova la stessa informazione, con la quale concorda anche il Mommsen.

Secondo Francesco Lanzoni (1862-1929), in “Diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII”, la Chiesa di Salerno è da porsi alla fine del V secolo. Infatti nel 499 il Vescovo Gaudenzio (di Salerno) partecipa al Sinodo di Roma, indetto da Papa Simmaco, e ne sottoscrive gli Atti. Ma, secondo il Liber Confratrum (Codice pergamenaceo dell’XI secolo), prima del Vescovo Gaudenzio ci sarebbero stati altri cinque Vescovi: Bonosio, Grammazio, Vero, Eusterio e Valentiniano (o Valentino o Valerio). La serie dei Vescovi putroppo si presenta lacunosa, perchè sono andati perduti sia i Cataloghi Episcopali che i Calendari Antichi.

Tra i documenti presenti in archivio, il più antico porta la data 841; tra le Pergamene, la più remota, è datata 945.

Tutta la documentazione, posta in oltre 10.000 Cartelle, sisteamte in armadi metallici, si trova in due ampi Saloni del Palazzo dell’ex Seminario Arcivescovile di Largo Plebiscito 12, in Salerno, al 2° piano. I Fondi sono i seguenti:

Acerno – Atti Civili – Benefici e Cappelle – Capitolo Metropolitano – Cause Matrimoniali – Concorsi e Provviste – Confraternite – Diocesi Diverse – Liturgico – Monasteri – Processetti Matrimoniali – Registri della Mensa Arcivescovile – Transunti – Visite Pastorali e Arcivescovi Salernitani – Ufficio Tecnico Diocesano.

A questi Fondi si aggiunge quello Pergamenaceo con 1.200 Pergamene, alle quali però vanno aggiunte le numerose altre Pergamene che si trovano all’interno delle Cartelle e non è stato possibile toglierle perchè “chiosate”, “illustrate” da documenti ivi presenti.

Il tedesco Kehr nell’Italia Pontificia (VIII, 341) annota che l’Archivio di Salerno vantava una grande ricchezza di documentazione, come risulta anche dalle “Relazione ad limina” del 20 maggio 1591 di Mons. Mario Bolognini, ove specifica che vi erano tre imponenti raccolte documentarie:

– quella Capitolare nella sacrestia del Duomo;
– quella della Mensa Arcivescovile nel Palazzo Episcopale;
– quella della Curia.

In tutti questi documenti si contiene la storia delle nostre popolazioni, e non soltanto quella religiosa, ma anche quella civile, sociale, economica, culturale. Si trovano indicazioni sulle attività produttive e industriali nella zona, del movimento del Porto della Città, della Vecchia Fiera di Porta Elina, della Industria Laniera. Dai numerosi Strumenti Notarili per acquisti, vendite, permute, donazioni di proprietà risalta la fisionomia della proprietà ecclesiastica; da qui emergono le benemerenze della Chiesa per zone desertiche, trasformate in terreni ubertosi, per territori incolti e insalubri, risanati e messi a cultura, per lo sviluppo della piccola proprietà a favore della gente umile.

Di grande valore sono le Visite Pastorali, che offrono notizie originali su Chiese e Monasteri della Diocesi, e gli Stati delle Anime, la cui importanza notevole è sottolineata anche dallo studioso francese G. Delille, che se ne occupò diffusamente per la sua pubblicazione “Famiglia e proprietà nel Regno di Napoli” (Parigi, 1985).

Sono “vecchie carte” nelle quali ritroviamo la nostra identità. E’ un patrimonio prezioso da tutelare; non è un monopolio esclusivo di pochi eletti, è un “bene sociale” a servizio della collettività e svolgono un ruolo pastorale e teologico interessante perchè ci mettono a contatto ed a confronto con la fede delle generazioni trascorse così come l’hanno vissuta nella loro situazione.