Lo stemma araldico di Mons. Raimo è suddiviso in due parti: nella parte sinistra, in campo azzurro, vengono richiamate le sue origini con la presenza dei tre monti che indicano le verdeggianti alture su cui sono stati edificati i tre Santuari mariani, rappresentati dalle tre stelle, (Maria SS.ma della Neve, S. Maria del Fiume e S. Maria di Grienzi), testimonianza di una plurisecolare devozione a Maria. Ai piedi di quelle montagne inizia la sua corsa un fiume, il Sele, che prima di perdersi nel mare, dà vita ad un’ampia e fertile pianura; lungo il corso di quel fiume si dispiega la vita e prende forma la vocazione del Vescovo Alfonso.
Nella parte destra in campo d’oro vi è l’àncora, simbolo della Speranza, secondo l’espressione paolina di Rm 5, 5 Spes autem non confundit, presente nel cartiglio che contiene il motto episcopale.
L’autore della Lettera agli Ebrei, paragona la Speranza a un’àncora perché il suo fondamento è ciò che di più fedele e sicuro possa esserci: l’amore che Dio stesso ha riversato nei nostri cuori.
La Speranza è la più umile di tutte le virtù perché, come l’àncora, agisce quando è celata agli occhi degli uomini. È così umile come virtù che “soltanto i poveri possono averla”. Bisogna sentirsi poveri per poter sperare. Nell’elogio che fa della Speranza, Charles Pèguy afferma che Dio di nulla si meraviglia se non della Speranza degli uomini, perché la fede non vede che quello che è. E lei vede quello che sarà. La Carità non ama che quello che è. E lei ama quello che sarà. Dio ci ha fatto Speranza.
Nella parte inferiore dello stemma, è rappresentato il golfo di Salerno, porzione di quel vasto bacino, che è il Mediterraneo, sul quale si concentrano e nel quale spesso si inabissano, le speranze di tanti fratelli e sorelle in cerca di una vita migliore.