Carissimi/e,

quest’anno la solennità natalizia ci viene incontro accompagnata particolarmente – e allo stesso tempo – da due sentimenti contrastanti: dolore e ansia per le guerre che continuano a seminare morte e distruzioni; speranza e gioia per il prossimo evento giubilare ormai alle porte. Un orizzonte, quindi, oscurato anzitutto da molte tenebre nel quale, tuttavia, si apre uno spiraglio di luce, quella stessa luce annunciata profeticamente da Isaia – «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1) – e che ha raggiunto il mondo duemila anni fa con la nascita tra noi del Figlio di Dio: mentre i pastori vegliavano di notte nelle loro terre, narra il Vangelo di Luca, «la gloria del Signore li avvolse di luce» (Lc 2,9).

Che cosa significa questa luce apparsa nell’oscurità? Ce lo suggerisce l’Apostolo Paolo, quando scrive: «È apparsa la grazia di Dio». La grazia di Dio, che «porta salvezza a tutti gli uomini» (Tt 2,11), è l’amore divino che si è mostrato a noi in Gesù Cristo, quell’amore che trasforma la vita, rinnova la storia, libera dal male, infonde pace e gioia. È da questo amore ricevuto che può sempre rinascere un’altra luce, quella della speranza, posta al centro del prossimo Giubileo, che secondo un’antica tradizione il Papa indice ogni venticinque anni. Scrive papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo: «È infatti lo Spirito Santo, con la sua perenne presenza nel cammino della Chiesa, a irradiare nei credenti la luce della speranza: Egli la tiene accesa come una fiaccola che mai si spegne, per dare sostegno e vigore alla nostra vita. La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? […] Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati”» (Rm 8,35.37).

Per questo la virtù della speranza viene spesso associata, nella Bibbia, all’immagine dell’àncora. Scrive ancora il Papa: «L’immagine dell’àncora è suggestiva per comprendere la stabilità e la sicurezza che, in mezzo alle acque agitate della vita, possediamo se ci affidiamo al Signore Gesù. Le tempeste non potranno mai avere la meglio, perché siamo ancorati alla speranza della grazia, capace di farci vivere in Cristo superando il peccato, la paura e la morte».

Dev’essere, tuttavia, ben chiaro che questo nostro essere ancorati all’amore di Dio – che ci dona speranza – non significa né può giustificare una “fuga” dalla realtà dolorosa del nostro tempo, come una sorta di anestetico che ci permetta di dimenticare i drammi presenti nel nostro mondo attuale. Al contrario: la luce della speranza cristiana ci abilita e sprona ad affrontare il buio che ci circonda, certi dell’amore fedele di Dio, chiedendoci fortemente di essere segni tangibili di speranza per tutti, particolarmente per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Il Papa, nel suo documento, ricorda alcuni di loro in particolare: i detenuti, gli ammalati, i giovani, i migranti, gli anziani e, soprattutto, i poveri.

«Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te» (Is. 60,1-2).

Viviamo, dunque, le prossime feste natalizie e il Giubileo che sta alle porte lasciando che la luce della speranza avvolga sempre di più la nostra vita, come preannunciava ancora Isaia nel versetto sopra citato: egli si riferisce in primis alla città santa, Gerusalemme, ma profeticamente le sue parole – attraversando i secoli – non possiamo non sentirle rivolte alla Chiesa e quindi a noi, indicando una vocazione e una responsabilità che, con la venuta di Gesù – luce del mondo – non possiamo disattendere: «La testimonianza credente possa essere nel mondo lievito di genuina speranza, annuncio di cieli nuovi e terra nuova, dove abitare nella giustizia e nella concordia tra i popoli, protesi verso il compimento della promessa del Signore. Lasciamoci fin d’ora attrarre dalla speranza e permettiamo che attraverso di noi diventi contagiosa per quanti la desiderano. Possa la nostra vita dire loro: “Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore” (Sal 27,14)» (Papa Francesco, Spes non confundit – Bolla di Indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025).

Auguri di Buon Natale a tutti

+ Andrea Bellandi

Lettera Natale 2024